Sono trascorsi settant’anni da quando il ricercatore inglese Alexander S. Douglas creò OXO, versione elettronica del gioco del Tris, come argomento della sua tesi universitaria. Da allora il mondo dei videogiochi si è evoluto fino a guadagnarsi ampio spazio nella vita di ogni persona, soprattutto nella vita di bambini e adolescenti. Il dibattito su quali siano gli effetti dell’uso dei videogiochi sulla vita di ognuno di noi è ancora aperto. Pareri contrastanti ne esaltano e ne condannano l’uso.
Imprevedibilità, frenesia, effetto sorpresa sono le condizioni tipiche che caratterizzano le situazioni di gioco e che favoriscono il rilascio continuo di dopamina, importante neurotrasmettitore con funzione di controllo su movimento, memoria di lavoro, sensazione di piacere, su ricompensa, su meccanismi di regolazione del sonno, su alcune facoltà cognitive e sulla capacità di attenzione. Il meccanismo alla base dei videogiochi si fonda sul concetto di ricompensa imprevedibile, ovvero la consapevolezza che prima o poi essa arriverà. Esaminiamo allora di seguito gli effetti positivi e negativi dell’uso dei videogiochi.
Quali sono alcuni degli effetti positivi dei videogiochi?
Il connubio tra psicologia e tecnologie informatiche ha proposto una visione positiva dei videogiochi.
1. I videogiochi hanno una funzione educativa: esistono diverse app costruite per potenziare lo sviluppo cognitivo o per potenziare abilità di letto-scrittura laddove persistono difficoltà negli apprendimenti scolastici.
2. L’uso di videogiochi ha effetti positivi sulla stimolazione audio-visiva, sullo sviluppo della capacità di concentrazione, sullo sviluppo delle capacità mnemoniche, logiche, strategiche, sullo sviluppo della coordinazione occhio-mano, sul miglioramento della percezione visiva.
3. Ruolo nella socializzazione tra coetanei: la condivisione dell’interessi per gli stessi videogiochi, il loro scambio e organizzare contest in presenza fisica e non solo virtualmente.
Quali sono alcuni degli effetti negativi dei videogiochi?
1. Comparsa di comportamenti legati all’isolamento sociale: nei bambini e nei ragazzi, alcune condizioni come i disturbi d’ansia o i sintomi depressivi, difficoltà a relazionarsi con gli altri favoriscono il rifugiarsi nella realtà virtuale.
2. Rischio che il videogioco possa “invadere” la quotidianità: l’incompleta maturazione della corteccia prefrontale (che avviene entro i 25 anni circa) rende i bambini e gli adolescenti non ancora in grado di autoregolarsi a meno che non si presenti loro un’esperienza più gratificante rispetto all’attesa della ricompensa nel gioco, per questo motivo hanno maggiori difficoltà a staccarsi dal gioco e non riescono a rinunciare al piacere della ricerca della ricompensa.
3. Difficoltà nella regolazione delle emozioni, nella gestione del comportamento, difficoltà di apprendimento, difficoltà ad addormentarsi, difficoltà scolastiche e i bimbi con difficoltà attentive sono particolarmente a rischio di sviluppare una forma di dipendenza.
Come si riconosce se c’è un problema con l’uso videogiochi?
Se la persona passa troppo tempo al computer, se si mette sulla difensiva quando ci si confronta con il gioco, se perde la cognizione del tempo, se preferisce passare più tempo con il computer che con gli amici o la famiglia, se perde interesse per l’attività sportiva o per hobby che prima erano importanti, se si isola socialmente, se mostra irritabilità e cambiamento di umore, se si crea una nuova vita con amici online, se trascura la scuola e lo studio, se spende soldi senza apparenti giustificazioni, se tenta di nascondere l’attività di gioco.
Come intervenire?
1. Mediazione genitoriale: regolare l’accesso al tablet, alla play station, allo smartphone; accordarsi sulle regole da rispettare spiegando quali sono le conseguenze sia nel rispettarle che nel non rispettarle; dare l’esempio attraverso il proprio comportamento: se l’adulto può permettersi di usare in maniera sregolata giochi e dispositivi elettronici, il bambino/ragazzo farà altrettanto; giocare con il bambino/ragazzo per creare un terreno comune in cui condividere le emozioni, i pensieri e i comportamenti Creare esperienze piacevoli oltre a quelle legate allo schermo.
2. Ricorrere all’educazione digitale da parte di esperti nel campo.
3. Ricorrere all’uso della Mindfulness (la meditazione consapevole) e di tecniche di rilassamento con professionisti esperti (psicologi e/o istruttori qualificati).
A cura di Alice Dirella, psicologa del Tangram Studio di Psicologia – Francavilla
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