«[…] Il giorno seguente, la gran folla che era venuta per la festa, udito che Gesù veniva a Gerusalemme, prese dei rami di palme e uscì incontro a lui gridando: Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore, il re d’Israele!»
(Giovanni 12,12-13)
Nella tradizione cristiana la Domenica delle Palme è la domenica che precede la Pasqua e ricorda il trionfale ingresso a Gerusalemme di Gesù, in sella a un asino e osannato dalla folla che lo salutava agitando rami di palma (Gv 12,12-15).
Nella tradizione ebraica, la palma è una delle quattro specie migliori portate in processione per la festività del Sukkot, la settimana di festa dopo il raccolto di primavera (Levitico 23,40).
Nella cultura greca e romana, il ramo di palma e di alloro erano segni di vittoria e trionfo e la palma era un attributo della dea greca Nike e del suo equivalente romano Vittoria.
La tradizionale benedizione e processione delle palme giunse a Roma soltanto alla fine del XI secolo.
Quindi, perché si chiama “Domenica delle Palme” e ci scambiamo rami d’ulivo?
Semplicemente perché nelle zone in cui la palma è scarsa o assente, è stata sostituita da altre piante maggiormente presenti nei territori. Così nelle regioni dell’Europa del nord la palma è sostituita dal salice o dall’olmo, e in Italia e Spagna è sostituita dall’ulivo.
Molto più probabilmente, all’inizio fu l’oleastro a sostituire la palma. L’oleastro, infatti, è il “fratello maggiore” selvatico dell’ulivo che conosciamo oggi, che è il frutto di una lunga selezione genetica effettuata per ottenere il massimo rendimento per la produzione d’olio. (L’albero più antico d’Italia è proprio un oleastro, S’Ozzastru, che si trova nell’agro di Lauras in provincia di Sassari e ha tra i 2500 e i 4000 anni).
A ciò si aggiunga la principale tecnica colturale che riguarda gli ulivi, ossia la potatura che avveniva proprio ad inizio primavera (non come oggi che è anticipata a causa dell’aumento delle temperature invernali) e il risultato era la presenza di moltissimi rami d’ulivo “di scarto”.
Tra l’altro anche l’ulivo ha acquisito nei secoli un’altissima valenza simbolica. Nella Bibbia viene citato circa settanta volte e il nome Cristo, che è riferito a Gesù nel Nuovo Testamento, deriva dal greco christòs, che vuol dire unto.
Due sono gli episodi più famosi che riguardano questa pianta. Il più antico è narrato nell’Antico Testamento: dopo che il diluvio universale si calmò, una colomba portò a Noè un ramoscello d’ulivo, per annunciargli la riconciliazione tra Terra e cielo. L’altro episodio vede Gesù nel Getsemani, l’orto degli ulivi, dove Gesù si ritirò dopo l’ultima cena, prima del tradimento di giuda.
Oggi, la liturgia della Domenica delle Palme si svolge iniziando fuori dalla chiesa, dove i fedeli si radunano e il sacerdote benedice i rami di ulivo che vengono distribuiti ai fedeli. Al termine della Messa, i fedeli portano a casa i rametti di ulivo benedetti, come simbolo di pace.
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