Dal 3 al 6 settembre, a Francavilla Fontana, il via alla IX edizione di Francavilla è Jazz, diretta da Alfredo Iaia, all’interno della programmazione estiva a cura dell’Amministrazione Comunale. Tutti i concerti, con inizio previsto alle 21:30, saranno ad ingresso gratuito.
«La qualità dell’evento», Alfredo Iaia asserisce: «è la chiave del nostro successo».
Quale tipo di successo? Andiamo per ordine.
«Abbiamo seminato in un campo che era un deserto e, al di là delle iniziative estemporanee, oggi il festival ha preso piede in un territorio arido dove non c’era nulla», continua a raccontare e a raccontarsi il direttore artistico di Francavilla è Jazz, senza tralasciare alcun aspetto. Dagli obiettivi, quali l’intento divulgativo della musica jazz e la valorizzazione del contesto storico-urbanistico della città degli Imperiali, alla natura delle fonti di approvvigionamento economico per la buona riuscita del festival.
«C’è una compartecipazione importante del privato che si aggira al 30-40% del costo complessivo». Infatti, per i concerti del 3 e 4 settembre, che si terranno in Piazza Giovanni XXIII, gli esercenti hanno dato il loro contributo. Stessa adesione da parte degli esercenti di Corso Umberto I, dove sarà montato un palco con sfondo Castello Imperiali, per i concerti del 5 e 6 settembre.
Oltre agli sponsor privati e storici del festival, fa la sua parte anche l’Amministrazione Comunale, che ha investito nel progetto. Sul fronte regionale, invece, ci sono dei ritardi. «Attendiamo da mesi un bando regionale a cui potremmo partecipare, avendone tutte le caratteristiche, per reperire risorse».
Per questo ci vuole coraggio e costanza nello strutturare una proposta culturale alla quale si inizia a lavorare a partire da febbraio, con la stipula dei contratti con gli artisti, le convenzioni con le strutture ricettive e non solo. Una proposta culturale per la quale si rinnova annualmente la decisione di mantenersi ligi a dei saldi principi di qualità.
Cosa manca perché questo festival venga frequentato da una popolazione più ampia? Il direttore artistico risponde: «Non direi cosa manca. Bisogna vedere cosa si vuole. Se dovessi fare un festival per avere ancora più successo, farei venire ad esempio tre cantanti pop e chiuderei con una seratina jazz. E non ci sto. Non sono d’accordo. Rendere poi gli eventi a pagamento snaturerebbe totalmente l’idea iniziale di un festival divulgativo, che si radica a Francavilla ma che viene apprezzato anche a livello nazionale».
Varietà, qualità e radicamento, infatti, sono alla base del processo decisionale, insieme a una valutazione di quello che il mercato offre al momento. «Quest’anno abbiamo Tullio De Piscopo che non è solo un jazzista. È anche un personaggio del pop, del blues. Ci sarà un concerto di world music, ethno music, con Biondini, Varela, Balducci. All stars del jazz».
Al radicamento non concorrono solo le feste patronali, i riti religiosi, propri dell’etnografia e della sociologia di un paese, ma anche l’individuazione e la concessione di spazi opportuni per lasciare che emergano nuovi talenti. «Sto pensando già al decennale», ci svela Alfredo Iaia, «avendo in Puglia jazzisti molto bravi, sto pensando di organizzare un contest con band, gruppi di giovani che avranno la possibilità di suonare prima dei grandi artisti. Intanto, abbiamo partecipato con il Comune a un bando PNRR per l’utilizzazione dello spazio antistante il Castello, il fossato. Lì abbiamo fatto delle proposte che vanno in questa direzione: masterclass, concerti, presentazioni».
Di fronte alla progettualità della proposta culturale, al sostentamento privato e locale, proteggendo comunque la gratuità dell’evento e configurando la città come possibile polo attrattivo, quali critiche possono essere mosse? «Quelli che criticano, specie sui social, non sono mai venuti al nostro festival. C’è sempre una percentuale di persone che non apprezza l’arte. Trovo marginale e fisiologica la critica».
Dunque, direttore artistico, come convinceresti queste persone a venire al festival?
«Le farei sedere accanto a me. Riserverei loro un posto in prima fila. È tutta un’altra cosa poter ascoltare dal vivo. Quando il livello è alto, non può non coinvolgerti».
D’altronde, è il jazz d’oltreoceano ai suoi albori che ha fatto innamorare i jazzofili come lo stesso Alfredo Iaia. «L’incontro è avvenuto per caso. Mio cugino studiava jazz in America, mi portò alcuni 33 giri di allora. Chick Corea, Herbie Hancock, Miles Davis. Intorno ai tredici anni ho cominciato ad ascoltare quella musica e fu, diciamo, amore a primo ascolto».
Per questo Paesituoi News Alfredo Iaia ha preparato una selezione personale di 5 brani per innamorarsi del jazz. Ve la proponiamo:
01. Bill Evans – My Foolish Heart
02. John Coltrane – Naima
03. Miles Davis – So What
04. Chet Baker & Enrico Pieranunzi – My Funny Valentine
05. Art Blakey & The Jazz Messengers – A Night In Tunisia
Bonus Track. Herbie Hancock – Cantaloupe Island
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