I Riti della Settimana Santa, la processione dei Misteri a Francavilla Fontana

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Sottosopra è il Podcast di Paesituoi.News: i fatti, i retroscena, il sopra e il sotto dalla città di Francavilla Fontana: questa è la seconda puntata del 27 gennaio 2023.

La processione dei Misteri la sera del Venerdì Santo è un momento fortemente sentito e motivo di orgoglio per tutta la comunità di Francavilla Fontana.

Questa processione – come quella dell’Addolorata che in passato si svolgeva il Giovedì Santo – è nata nel periodo post-tridentino quando i missionari, in particolare i Gesuiti, tenevano nel Regno di Napoli delle missioni finalizzate ad evangelizzare gli abitanti delle campagne meridionali, di solito gente analfabeta e contadina, attratta da queste grandi processioni in stile teatrale, ricche di barocchismo e spagnolismo.

Con esattezza non si sa quando ebbe inizio questo rito della Settimana Santa, ma in un verbale del 1693 già si fa riferimento alla processione dei Misteri alla quale i confratelli erano e sono tuttora molto legati. 

Questa si tiene la sera del Venerdì Santo ad tenebras ed esce dall’oratorio della Chiesa della Morte dopo che le varie statue sono state preparate e ornate con fiori e luci. In Piazza Giovanni XXIII i fedeli attendono l’uscita delle statue raffiguranti la passione e morte di Cristo. 

Sarà il Primo Cerimoniere a sancire l’inizio della processione agitando la trenula seguita dall’uscita della Nera Croce dei Misteri portata dai confratelli della Morte. Su di essa sono affissi i simboli della passione di Cristo: i dadi con i quali i soldati si giocarono le vesti di Gesù, la scala, la lancia che ne trafisse il costato, il gallo che cantò tre volte indicando il tradimento di Pietro, la frusta, il martello, le tenaglie, la mano che schiaffeggiò Cristo, la spugna utilizzata per dissetare Gesù, i chiodi e la corona di spine. 

Al secondo segnale della trenula esce la prima statua, ossia Cristo con il pane (la Cena) scolpita da Nicola Distante in sostituzione della statua che fu distrutta in un incendio. La statua raffigura l’Ultima Cena e l’istituzione dell’Eucaristia che indica l’emblema della presenza di Cristo in mezzo al popolo ed è portata in processione dalle consorelle dell’Addolorata. 

Cristo con il pane
Cristo con il pane

A seguire troviamo la statua di Cristo all’Orto scolpita nel 1871 da un artista ignoto per sostituire la precedente, anch’essa andata distrutta in un incendio; a portarla saranno i confratelli dell’Orazione e Morte. Questa è una delle statue più emozionanti e suggestive che riporta alla mente sensazioni di dolore e sacrificio vissute da Gesù mentre era inginocchiato nell’orto del Getsemani e pregava con gli occhi rivolti verso il cielo: “Padre mio, se questo calice non può passare da me senza che io lo beva, sia fatta la tua volontà”. 

Cristo all'orto
Cristo all’orto

La terza statua ad uscire è quella di Cristo vestito da pazzo realizzata da Nicola Distante e portata dai confratelli della Sant’Eligio. L’autore della statua non ha voluto accentuare la drammaticità del momento ed è per questo che il volto potrebbe apparire agli occhi dei fedeli enigmatico e distaccato.

Cristo vestito da pazzo
Cristo vestito da pazzo

Gesù è stato ritenuto pazzo perché, durante il processo giudaico, ha affermato dinanzi al popolo, al sinedrio e al sommo sacerdote: “D’ora innanzi vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra di Dio e venire sulle nubi del cielo” e successivamente, alle parole del sommo sacerdote: “Sei tu il Cristo, il figlio di Dio?”, Gesù risponde: “Si, io lo sono”. 

“Ho presentato il dorso ai flagellatori, la guancia a coloro che mi strappavano la barba, non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi”. Questo è quanto scritto da Isaia ed accaduto durante il processo romano in cui Ponzio Pilato, pur non ritenendo Gesù reo di morte, per placare l’animo dei giudei, fa legare Gesù alla colonna della flagellazione. La statua di Cristo alla colonna – realizzata da Pietro Paolo Pinca – raffigura tutta la tragicità di quanto accaduto attraverso dettagli che mostrano i segni delle torture ed il volto straziato dal dolore. Questa statua è accompagnata dai confratelli dei Sette Dolori.

Cristo alla colonna
Cristo alla colonna

Segue la statua di Cristo alla canna (Ecce Homo) – realizzata da Pietro Paolo Pinca – che raffigura il Cristo martoriato con un mantello rosso, il corpo pieno di lividi, la corona di spine ed il volto sanguinante.

Così Gesù fu presentato al popolo il quale, dopo le parole di Ponzio Pilato “Non ho trovato nulla in lui che meriti la morte”, esclamò a gran voce: “Crocifiggilo, crocifiggilo”. Questa statua è accompagnata dai confratelli dell’Immacolata.

Cristo alla canna
Cristo alla canna

Nel silenzio dei fedeli e sotto il suono delle marce funebri della banda, accompagnata dai confratelli del Carmine, esce la statua ritenuta più bella: la Cascata. Si sostiene che il Cristo parlò allo scultore dicendo: “Come mi vedesti, così mi facesti”. 

A differenza delle altre, questa statua appare in forma orizzontale mostrando Gesù inginocchiato sotto il peso della croce, la sua espressione trasmette in modo chiaro la mancanza di forze e lo sfinimento per le torture subite fino a quel momento. Questa, in particolare, è una di quelle statue da ammirare e sulla quale riflettere per comprendere il gesto d’amore compiuto da Gesù per l’umanità.

La cascata
La cascata

Dopo la Cascata, la processione dei Misteri prosegue con i crociferi. Questi danno un tono folcloristico e sono una peculiarità che affascina i francavillesi e non solo. Il loro vestito ricorda quello dei “pappamusci” – per questo sono chiamati “pappamusci cu li trai” – ma ha un colore diverso e varia in base alla Congrega di appartenenza. 

I crociferi, per devozione, per voto e per espiare i peccati trascinano a piedi scalzi le pesanti croci preparate con le travi utilizzate dai muratori; a causa del peso delle croci si fermano frequentemente durante il percorso per le strade del paese. 

“Padre, perdona loro che non sanno quello che fanno”. Segue la statua di Cristo in Croce realizzata da Giuseppe Manzo e raffigura Gesù crocifisso sul Golgota con le mani lacerate dai chiodi. Sulla croce dalla quale Cristo penderà agonizzante per tre ore, prima di morire, risalta la scritta latina “INRI” che significa “Gesù Nazareno Re dei Giudei”. Con le ultime forze esclama: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” e con un ultimo soffio di voce aggiunge: “Padre, nelle tue mani raccomando il mio spirito” e spirò. È quasi mezzogiorno quando calano le tenebre, la terra trema e il tempio si squarcia.

Cristo in croce
Cristo in croce (foto: Ivano Galasso)

Accompagnata dai confratelli del Santissimo Sacramento ecco la Sacra Sindone, una croce sulla quale è appeso il sudario, lenzuolo di lino bianco nel quale fu avvolto Cristo Morto. Questo simulacro è segno di memoria della morte di Cristo e fiducia nella redenzione.

Sacra Sindone
Sacra Sindone (foto: Ivano Galasso)

Nel silenzio dei fedeli esce la statua di Cristo Morto realizzata da Giuseppe Manzo. Dopo aver trafitto il costato di Gesù con una lancia per accertarsi che sia morto, il centurione consente ai discepoli di deporlo tra le braccia della madre e subito dopo viene preparato per essere seppellito nel sepolcro. Considerata una delle più realistiche nella sua raffigurazione, evidenzia il significato sacro nel volto di Cristo che attraverso il suo sacrificio redime gli uomini.

Cristo morto
Statua del Cristo morto

Intorno a questa statua sviluppata in orizzontale e portata dai confratelli dell’Orazione e Morte, ci sono le autorità cittadine che la accompagnano mantenendo il laccio.

La drammaticità delle scene di passione si concludono con la statua dell’Addolorata portata dai confratelli dell’Orazione e Morte, seguita dalle consorelle della stessa Chiesa.

Questa statua raffigura il dolore di una madre che ha assistito alle torture subite dal figlio senza poter fare nulla, confortandolo con uno di quegli sguardi che solo le mamme sanno dare.

Statua dell'Addolorata fuori dalla chiesa di Santa Chiara
Statua dell’Addolorata (foto: Alessandro Rodia)

Ad aprire e chiudere la processione ci sono due bande che suonano struggenti marce funebri per rievocare la drammaticità della passione e morte di Cristo.

Bibliografia:

Pietro Lobello, “La reale Arciconfraternita dell’Orazione e Morte sotto il titolo dell’Addolorata in Francavilla Fontana”


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