Chi si occupa del dialetto si sofferma di solito sullo studio di parole desuete o dal significato particolare; pochi si soffermano sulle strutture morfologiche e sintattiche, quasi nessuno su quelle locuzioni che danno colore all’espressione dialettale e la connotano come tipica di una specifica comunità di parlanti.
Si tratta di locuzioni immediatamante comprensibili da chi le usa abitualmente, ma che risultano ostiche ai parlanti non del luogo, anche perché, se traslate alla lettera in Italiano non hanno senso ed hanno bisogno di perifrasi più o meno articolate perché esprimano il significato che hanno in dialetto.
Proviamo a costruire frasi con locuzioni del genere seguente e poi a tradurle in Italiano: “e ccuddu tici…!”, “tici ca cuddu!”, “poi tici”, “faccaví”, “ci faccaè”, “ci è nna cosa”, “comu nna cosa ca”, ecc.; avremo : “lu munnu sottasobbra! E ccuddu tici…” = “Il mondo in subbuglio! e quello dice…”; “L’hágghiu scurnatu, ma tici ca cuddu…” = “ L’ho rimproverato, ma dice che quello”; “mi šta ffaci nchiana’ li niervi ! Poi tici!” = “Mi sta facendo innervosire! Poi dice”; “nnu štuèlu, faccaví, ti ninnineddi” = “uno stuolo, fai che vedi, di rondinelle”; “ci faccaè, nni vitímu crai” = “se fai che è, ci vediamo domani”; “ci è nna cosa, jen’a ddímmulu” = “se è una cosa, vieni a dirmelo”; “comu nna cosa ca s’è mbriacátu” = “come una cosa che si è ubriacato”. È evidente il non senso della traduzione letterale, per cui si rende necessario chiarire che:
1. “Lu munnu sottasobbra! E ccuddu tici…” vuol dire “Il mondo in subbuglio e sbaglia chi dice il contrario”.
2.“L’hágghiu scurnatu, ma tici ca cuddu…” = “l’ho rimproverato, ma inutilmente, perché lui se ne infischia”.
3.“Mi šta ffaci nchiana’ li niervi ! poi tici!” = “mi sta facendo saltare i nervi, perciò se perdo la pazienza sono giustificato”.
4.“Nnu štuèlu, faccaví, ti ninnineddi” = “uno stuolo, immagina, di rondinelle” (è un verso di una poesia di Vitaliano Bilotta).
5.“Ci faccaè, nni vitímu crai” = “se è possibile, se non c’è nessun impedimento, ci vediamo domani”.
6.“Ci è nna cosa, jen’a ddímmulu” = “se accade qualcosa del genere, vieni a dirmelo”.
7.“Comu nna cosa ca s’è mbriacátu” = “sembra che sia ubriaco”.
Ci sono tante altre locuzioni di questo tipo, che, accompagnate dall’intonazione della voce e dalla gestualità, testimoniano la potenza di sintesi del dialetto.
Lingua Nostra è una rubrica a cura del Preside Enzo Garganese
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