Antiracket Francavilla, intervista a Mimmo Torino: “Criminalità ridimensionata, ma ha cambiato strategia”

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Sottosopra, il Podcast di Paesituoi.News – Puntata 02

Sottosopra è il Podcast di Paesituoi.News: i fatti, i retroscena, il sopra e il sotto dalla città di Francavilla Fontana: questa è la seconda puntata del 27 gennaio 2023.

Abbiamo avuto l’opportunità di porre alcune domande a Mimmo Torino, docente e professionista affermato, da qualche anno Presidente dell’Associazione antiracket e antiusura di Francavilla Fontana. Lo ringraziamo e vi riportiamo, fra gli altri argomenti toccati, le sue considerazioni sulla presenza e consistenza dei fenomeni estorsivi e usurari nel nostro territorio.

Le ultime relazioni semestrali della Direzione Investigativa Antimafia lanciano un allarme: le difficoltà economiche create dall’emergenza sanitaria da Covid-19 potrebbero aver creato ulteriore terreno fertile per l’insinuarsi delle organizzazioni criminali nel sistema imprenditoriale. Il 14 febbraio scorso l’associazione antiracket di Francavilla Fontana, fra le altre, è stata ascoltata dalla Commissione Antimafia a Bari per un aggiornamento sui fenomeni estorsivi e dell’usura registrati in Puglia durante la pandemia. Ci può dire, allora, cosa sta accadendo nel Salento e nelle zone più vicine?

L’incontro a cui lei fa riferimento, devo essere sincero, ha avuto poca efficacia forse a causa anche della modalità organizzativa, avvenuta via web, sia per l’assenza, da parte degli organizzatori, della predisposizione di una più puntuale informazione preventiva. Ciò non ci ha consentito di poter preparare un documento da sottoporre alla commissione, documento che comunque faremo pervenire con le nostre istanze. Tuttavia ritengo l’iniziativa positiva in quanto è bene che un’istituzione come la Regione sia sensibilizzata su tematiche come il racket e l’usura al fine di poter essa stessa interviene in aiuto degli operatori economici per prevenire casi di usura ma anche in soccorso di chi è costretto a subire il racket.

Per quanto concerne la situazione nelle nostre zone, riteniamo che il fenomeno del racket, così come inteso storicamente, si sia notevolmente ridimensionato rispetto agli anni ’90. Anche perché la criminalità ha cambiato strategia abbandonando gli attentati che attiravano su di sé maggiore attenzione da parte delle Forze dell’Ordine e intraprendendo attività apparentemente lecite.

Parliamo di Francavilla Fontana. Questa città sembra essere sempre stata periferia rispetto ad altri centri urbani in cui la criminalità organizzata ha destato – e desta – timori e tensioni sociali. Ma questo non significa che Francavilla sia rimasta immune dai fenomeni mafiosi. Secondo lei, quanto è percepito oggi il rischio di possibili infiltrazioni criminali nel tessuto economico locale e qual è la risposta degli imprenditori di fronte al tema del racket e dell’usura? Ci sono state denunce negli ultimi tempi?

Vede, il fatto che a Francavilla il fenomeno sembri più ridimensionato rispetto ad altre realtà vicine, non so se vuol dire che non esista. Credo invece che il fenomeno si sia evoluto in altre forme. La strategia delle bombe e degli spari degli anni ’90, come dicevo prima, è stata abbondonata in quanto controproducente per gli stessi criminali. D’altronde la risposta della città fu immediata: fu costituita l’associazione antiracket, e questa è stata senz’altro una risposta della società civile all’onda di criminalità che, forse, non aveva fatto i conti con tale reazione di contrasto; numerose furono le operazioni condotte dalle Forze dell’Ordine, in primis dai Carabinieri della Compagnia di Francavilla a cui dobbiamo essere sempre grati per il lavoro svolto in quegli anni e per il sostegno dato agli imprenditori.

L’evoluzione che ha interessato la criminalità credo riguardi il fatto che alcuni si siano riconvertiti gestendo, apparentemente, attività lecite avviate e gestite con capitali di dubbia provenienza. Si pensi, in alcuni settori, al riciclaggio di merce rubata, contraffatta o di origine incerta.  Quando un’economia si sviluppa e si evolve, anche la criminalità si evolve. Credo che il racket alla vecchia maniera abbia lasciato il posto ad altre forme di ricatto, come imposizione di assunzione di persone, acquisto di merce non pagata, utilizzo di merce rubata, ecc.

credo che Il fenomeno criminale si sia evoluto in altre forme. alcuni si sono riconvertiti gestendo, apparentemente, attività lecite avviate con capitali di dubbia provenienza

Il rischio di possibili infiltrazioni criminali nel tessuto economico locale esiste e ci sarà sempre, ma penso che il fenomeno sia abbastanza circoscritto. Gli operatori economici credo che abbiano sviluppato i giusti anticorpi per contrastare le infiltrazioni criminali nell’economia, e questo anche grazie alla presenza della nostra associazione che in tutti questi anni ha raccolto decine di adesioni da parte degli operatori economici della nostra città.

Vorrei dire invece qualcosa a proposito dell’usura che, a differenza del racket, è un fenomeno difficile da far emergere se non in seguito alla denuncia della vittima. Chi si rivolge all’usuraio lo fa per necessità e, salvo che la situazione non diventi difficile da gestire, la vittima difficilmente denuncia. Per il racket invece la cosa è diversa in quanto, in questo caso la vittima subisce il sopruso ed è più disposta alla denuncia. Per quanto ci riguarda, in questi anni non abbiamo avuto notizie di situazioni particolari che possano far temere un ritorno del racket nelle dimensioni conosciute in passato.

Qualche giorno fa, durante un’iniziativa a Mesagne, il Presidente onorario della FAI Tano Grasso ha affermato che “l’antimafia diventa efficace quando gli imprenditori sottraggono il potere alla mafia”. Che non vuol dire soltanto denunciare le pressioni criminali, ma anche non essere disponibili a forme di connivenza. Dal suo osservatorio privilegiato, può chiarirci le idee sulla presenza e consistenza di una possibile “area grigia” di illegalità e di possibili connivenze nel mondo economico e produttivo di questo territorio?

Tano ha ragione quando dice che la migliore risposta alla mafia è toglierle il potere. D’altronde il potere della mafia si fonda sulla omertà e sulla indifferenza della gente, per questo la nostra associazione da sempre ha invitato la gente a denunciare e a rivolgersi a noi al verificarsi di un minimo segnale di una possibile estorsione. Così per esempio un acquisto o una consumazione non pagata anche di pochi euro, si potrebbe trasformare ben presto in altro di più consistente e pericoloso.

Le forme di connivenza nascondono sempre vantaggi reciproci tra i protagonisti, ma anche in questo caso penso che un tal modo di fare affari sia un fenomeno circoscritto a certe persone con la propensione a delinquere e che difficilmente smettano di farlo da un giorno all’altro.   

Il contrasto al racket e all’usura passa anche attraverso la possibilità di prevenire questi fenomeni mettendo a disposizione delle imprese a rischio gli adeguati strumenti economico-finanziari. Spesso però questi strumenti non sono attivi o si tratta di armi spuntate: un esempio è la difficoltà dell’accesso al credito per chi è già in difficoltà e quindi più esposto alle aggressioni malavitose. Quali misure funzionano, cosa rafforzare e cosa chiedete in più allo Stato, alla Regione e agli altri attori in campo?

Da quando mi occupo di questi temi (da oltre 20 anni) il problema dell’accesso al credito è stato sempre al centro dell’attenzione del nostro operato. Si sono firmati protocolli sia a livello nazionale sia a livello locale, ma senza risultati efficaci se non sporadici e grazie, molto spesso, all’intervento delle associazioni antiracket. L’ultimo protocollo firmato risale a qualche mese fa, esattamente il 16 novembre 2021: è stato siglato un “accordo quadro per la prevenzione e il contrasto del fenomeno dell’usura”, sottoscritto fra il Ministero dell’Interno e l’Abi (Associazione bancaria italiana). Bisogna dire che l’Abi non ha alcun potere nei confronti delle banche per obbligarle a concedere credito a persone a rischio usura. Peraltro esistono fondi per la prevenzione dell’usura ma vengono usati poco e male.

Anche nel nostro piccolo, nel 2018, fu firmato a Francavilla, su iniziativa dell’allora Commissario prefettizio dottor Aprea, un protocollo tra la nostra associazione antiracket (firmai io personalmente in quanto da poco nominato presidente dell’associazione), il Comune di Francavilla Fontana e il Commissario di Governo Antiusura e Antiracket, nella persona del prefetto Cuttaia, con l’intento di istituire uno sportello di prevenzione usura e sovraindebitamento delle famiglie presso il nostro Comune, avvalendosi del Consorzio Ambito territoriale sociale BR 3. Ma anche questo protocollo è rimasto lettera morta.

Peraltro questo sportello avrebbe avuto enorme successo in un periodo come questo in cui molte famiglie hanno dovuto fare ricorso agli aiuti messi a disposizione dagli stessi Comuni. Dal canto suo la Regione si è mossa bene per dare aiuti alle piccole imprese con una serie di misure, ma dal lato del contrasto al racket si è fatto ben poco. In passato si è cercato di portare avanti una legge regionale che prevedeva la possibilità di aiuti economici per gli operatori colpiti dal racket. La legge fu anche approvata, ma non fu mai attuata, immagino per motivi legati all’attuazione della stessa legge.

Funziona bene invece, per quella che è la mia esperienza per aver fatto parte del Comitato di solidarietà presso il Ministero dell’Interno, il Fondo di solidarietà per le vittime di estorsione e di usura che prevede il ristoro per i danni subiti alle vittime di estorsioni e di usura a condizione però che si denunci. I beneficiari devono essere operatori economici e questo è un limite della legge 44/1999 in quanto questi fondi non sono estensibili alle famiglie. Molto spesso le vittime, dopo gli attentati, sono costrette a chiudere le attività e ciò preclude la via al beneficio che ha come finalità il reinserimento della vittima nell’attività economica.

Spesso le vittime di racket e usura si rifiutano di denunciare non solo perché bloccate da un comprensibile sentimento di paura ma anche perché assalite dal dubbio della convenienza. Semplificando, denunciare conviene? Perché gli imprenditori dovrebbero fidarsi dello Stato? Ci racconta un caso locale di successo che può essere da stimolo per gli altri?

Denunciare conviene sempre. Non denunciare significa alimentare il potere del criminale che in tal modo la fa franca e, anzi, reiterando il reato danneggia altre vittime e crea sicuramente distorsione nel mercato.

Diversi sono stati gli imprenditori che, avendo subito danni alla propria attività da attentati, grazie ai fondi dello Stato hanno potuto rimettere in piedi le loro attività anche più belle di prima. Tuttavia la strada non si è sempre dimostrata facile perché la burocrazia è sempre tanta, ma quando ci sono i requisiti di legge e sono facilmente dimostrabili i fondi arrivano.

Fatti di cronaca giudiziaria più o meno recenti hanno coinvolto imprenditori, professionisti e cittadini comuni di Francavilla Fontana. Accuse tutte da confermare, ovviamente, ma qual è la sua opinione in merito alla tenuta del patto sociale e alla salute del tessuto economico di questa città? E come vede il fatto che a Francavilla non esista un dibattito pubblico e una riflessione attenta e condivisa intorno a questi temi di interesse generale, anche al di là degli episodi su cui non è compito nostro esprimere giudizi? Non le sembra un’occasione persa per la crescita di questa comunità?

Ovviamente fino a condanna definitiva si è sempre innocenti. Per quella che è la mia esperienza ritengo che non ci siano rischi per la tenuta del patto sociale e per la salute del tessuto economico in quanto prevalentemente è un tessuto sano. Ripeto, le situazioni, che spesso fanno clamore più per le persone coinvolte, sembrano essere circoscritte in ambiti ristretti e non penso che sia un fenomeno diffuso tale da comprendere una larga fascia di operatori economici e compromettere la tenuta sociale della città.

Certo questi accadimenti fanno riflettere sulla condotta morale che ognuno di noi deve tenere nel proprio piccolo e nell’operare quotidiano. Ma mi riferisco a qualsiasi atteggiamento, da quello più banale quando si butta una carta per strada, o quando si parcheggia sulle strisce perdonali, peggio ancora quando si ostacolano gli accessi per i diversabili e, quello più importante, quando si portano avanti attività economiche che coinvolgono molti interessi.

In assenza di fatti eclatanti, l’attenzione dell’opinione pubblica sul tema delle mafie tende a scemare. In questi ultimi anni il tema non sembra essere stato neppure in cima all’agenda politica. La pandemia e la guerra, hanno ulteriormente contribuito ad aumentare questa distrazione. La speranza potrebbe essere nel lavoro dell’antimafia sociale, la cui efficacia è tuttavia spesso minata da una certa inconsistenza e la cui credibilità soffre a volte di una retorica vuota di concretezza. Portando il discorso a questo territorio, fatto salvo il lavoro della magistratura e delle forze dell’ordine, com’è possibile rinnovare l’attenzione sui temi delle mafie e delle illegalità? Davvero pensiamo di poter delegare la questione all’impegno delle sole autorità giudiziarie?

Sono d’accordo con lei che l’attenzione sul tema delle mafie non deve scemare. Dal canto nostro, come associazione, ci sentiamo frequentemente con altri colleghi dei comuni vicini e non solo. Proprio venerdì abbiamo avuto una riunione con gli amici delle associazioni di altre province, bari e foggia in primis, dove la situazione in quei territori è davvero drammatica. Stessa situazione vissuta da noi negli anni ’90, da cui ce ne siamo usciti bene grazie al lavoro di chi mi ha preceduto negli anni e grazie, lo ripeto ancora, alle Forze dell’Ordine e alla Magistratura.

L’associazione antiracket di Francavilla resta sempre una sentinella sul territorio contro ogni forma di illegalità e sopruso; un modo per far sentire la nostra voce è l’attività che facciamo presso le scuole. Purtroppo a causa della pandemia non abbiamo potuto proseguire nel nostro progetto di sensibilizzazione ai temi della legalità.

Negli anni immediatamente precedenti la diffusione della pandemia avevamo organizzato con tutte le scuole di Francavilla alcune iniziative che abbiamo chiamato “Percorsi di legalità”, e credo abbiano avuto un discreto successo in quanto coinvolte alcune centinaia di studenti. Ci siamo fatti promotori dell’istituzione a Francavilla, per la prima volta, della “Settimana della legalità” istituita con delibera n. 106 del 29 novembre 2019. Purtroppo non è stato possibile intraprendere alcuna iniziativa, ma lo faremo appena le condizioni ce lo permetteranno.

Intanto ringrazio lei e la redazione di Paesituoi.News per aver dato la possibilità alla nostra associazione di far sentire la propria voce. In conclusione voglio invitare chiunque a denunciare qualsiasi forma di sopruso, perché non denunciare vuol dire essere complici. Denunciare conviene sempre perché a prevalere deve essere la legalità e la correttezza.

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