Il professore Salvatore Emanuele Passaro, originario di Francavilla Fontana, insegna letteratura italiana e storia a Treviso. Proprio ieri su Facebook, ha pubblicato una testimonianza indiretta, e anche un po’ uno sfogo, rispetto alla terribile situazione internazionale e alle ripercussioni nella vita e nella quotidianità, anche qui da noi.
Di seguito le parole del professore:
L’interrogazione non va come dovrebbe.
No, non risponde come al solito. La voce è dimessa, stentata. Le parole sono tristi, lo sguardo è basso, mesto, non è normale. Conosco i miei ragazzi e li guardo sempre negli occhi. E questi sono lucidi, sfidano il cielo plumbeo che minaccia pioggia.
“No, scusami, cosa ti succede? Non sei tu! Non hai studiato oppure c’è qualcos’altro?” Non riesco a finire che le lacrime di F. scendono copiose, seguite da singulti strozzati nell’imbarazzo mio e di tutti. Scusami, non volevo. Spero nulla di grave!
“No, prof, ho studiato ma non riesco a trovare le parole. Non sono serena. Mio nonno vive a Donetsk: noi siamo russi ma la sua compagna di vita è ucraina. Da ieri non riusciamo a contattarlo. Il telefono sembra morto. Non riusciamo a sentire nemmeno i cugini di mio padre. Ieri a casa mia non si capiva niente. È come avere la guerra in casa. Siamo inermi, non sappiamo cosa succederà nei prossimi giorni…è un disastro, una follia…siamo tutti con il cuore in gola…è da impazzire…”
“Ok, ok, ora ti prego, calmati e non preoccuparti per l’interrogazione, la rifaremo…ora vai in bagno e lavati la faccia, vai con una tua amica e non fasciarti la testa con pensieri corrosivi”.
E niente! Non trovo parole migliori, neanche di consolazione. Le parole non bastano, non esistono per queste situazioni, sono sempre banali, inutili, retoriche e inappaganti. Gli effetti della dichiarazione di Putin sono arrivati ieri in classe di primo mattino. Le lacrime, il silenzio tombale, il clima siberiano. Tutto surreale, tutto vero.
Ironia della sorte ci attendeva Marinetti con le avanguardie futuriste, la guerra, l’igiene del mondo e la beata minchia dei poeti incendiari. Come si fa a spiegare il valore, il senso puramente letterario, che letterario non era affatto, del manifesto futurista, in una giornata iniziata così, con venti gelidi di guerra che ti sbalzano fuori, ti portano in trincea, in prima linea a cercare di salvare gli affetti più cari da un disastro imminente? Non si fa.
Si passa a storia.
Ratapam pum pum, darimdambè!
Che c’è? Siamo a Treviso a due passi dal Donbass.
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