Secondo la tradizione e la liturgia cristiana, il Lunedì Santo si ricorda il momento della resurrezione di Lazzaro. Nel Vangelo di Giovanni (Gv 11, 1 – 46) si racconta che Lazzaro viveva nel villaggio di Betania, vicino Gerusalemme, con le sorelle Maria e Marta. Lazzaro era morto da quattro giorni quando Gesù giunse a Betania e compì l’atto miracoloso di resuscitare il suo fraterno amico. Inoltre sempre a Betania sarebbe avvenuta l’Ascensione, dopo quaranta giorni dalla crocifissione.
Il nome di questo posto, per chi è di Francavilla, potrebbe risultare familiare. Infatti così si chiamava un luogo di preghiera e spiritualità sorto nel 1970 vicino la Masseria Carlo di Noi Superiore, nei pressi della via per Ceglie Messapica, là dove gli ultimi scampoli di murgia cedono il passo alla pianura brindisina, restituendo un territorio rustico e selvatico che nei secoli l’uomo ha provato ad addomesticare.

In più di quaranta anni di vita, Betania è stato un luogo vivo e attivo e allo stesso tempo un grande interrogativo per molte persone. Sicuramente ha segnato un punto importante almeno per una generazione di laici cattolici ed è stata un riferimento per l’intera comunità francavillese tanto che la zona circostante al “santuario” nella vulgata ha preso il suo nome.
Il principale artefice della nascita di Betania è il signor Francesco Trisolino, professore di giorno, artigiano nel pomeriggio e volontario alla sera. Nonostante i forti acciacchi dell’età è animato ancora da una grande energia, una profonda religiosità e da un’enorme voglia di raccontare. Fortemente incuriosito, l’ho incontrato e gli ho fatto qualche domanda su questo luogo.

Franco (mi chiede subito di dargli del tu nda), Betania per i francavillesi è un luogo che suscita curiosità e interesse. Com’è nata l’idea di fondarla?
La cosa più strana sai qual è? Che dopo cinquanta anni tu sei la prima persona che me lo chiede. Verso la fine degli anni Sessanta frequentavo la chiesa dei Padri Redentoristi, dove incontrai Padre Francesco Ballarano. Prendendo ragazzi dalla strada, creammo prima un gruppo di cantori. Acquistammo delle chitarre, anche una chitarra elettrica con l’amplificatore, i microfoni, i jack! E alla fine tanta gente comune, abituata alla strada e alle sue regole, è passata dalle bestemmie alle lodi a Dio. Dove arriva la potenza dello Spirito Santo si stravolge tutto.
Nel frattempo, a giorni alterni la sera dopo il lavoro, facevo volontariato in ospedale e in carcere. Ricordo che in ospedale le vecchiette si lamentavano del cibo e mi volevano bene perché preparavo gli spaghetti al pomodoro! Con i detenuti, quando c’era ancora il carcere nel Castello Imperiali, altri ricordi bellissimi. Quando arrivavo: “È arrivato il professore! È arrivato il professore!”. Parlavo di cose strane, di San Francesco, di Gesù, di consacrazioni, del valore della preghiera, della comunione fraterna, di aiutarsi l’uno con l’altro. E mi chiedevano di rimanere fino a tarda sera, mangiavamo tutti insieme, per loro era una festa.
Intanto Padre Ballarano nel 1970 aveva riunito un gruppo di fedeli e lo avevano chiamato Comunità della Testimonianza Cristiana. Io non lo frequentavo assiduamente perché ero molto impegnato in queste opere di volontariato. Un giorno padre Ballarano mi chiamò e mi disse che all’incontro previsto per la sera avrebbero dovuto eleggere il presidente di questa associazione e che avrei dovuto partecipare alla riunione. In quella riunione l’assemblea decise di nominarmi presidente.

Ed è questa la circostanza in cui avviene un’esperienza fondamentale per la tua vita e per la storia di Betania.
Per amalgamare meglio il gruppo, decidemmo di fare un viaggio insieme. Eravamo 13 persone e dovevamo scegliere un posto che potesse andare bene a tutti. Senza neanche pensarci, dissi: “Assisi!”. Qualcuno non sapeva neanche dove fosse. Io stesso l’avevo studiata alle scuole elementari, ricordavo più o meno dove fosse sulla cartina geografica, ma la proposi senza pensarci. Da dove mi è venuta, tuttora non lo so.
Erano i primi di luglio del 1970. Nessuno di noi era ricco e poteva permettersi un lungo viaggio di quel tipo. Padre Ballarano aveva le tende e ci informammo sulla possibilità di dormire in un camping. Quindi bisognava organizzare il viaggio. Andai dal mio caro amico Antonio Lobello che aveva una ditta di trasporti e gli parlai di questo gruppo e della volontà di fare un’esperienza di vita comune ad Assisi. Il viaggio dipendeva da lui e da quanto ci avrebbe chiesto per accompagnarci. Decise di farsi pagare solo l’autostrada e il carburante. Il 10 luglio partimmo.
Cosa successe ad Assisi nel luglio del 1970?
Soggiornammo ad Assisi fino al 20 luglio ed è stata l’esperienza più importante della mia vita, perché ha aggiunto questa voglia di sognare con gli altri e mi ha fatto maturare la volontà di fondare Betania. Al ritorno ho girato tutte le contrade di Francavilla alla ricerca del luogo che fosse adatto per fare quello che volevo fare. Alla fine la scelta è ricaduta su un terreno vicino la via per Ceglie Messapica, di proprietà di una nota famiglia nobile di Francavilla.

Quando iniziarono i lavori?
La ricerca fu frenetica ma molto breve. I primi di agosto eravamo già sul terreno. Le condizioni iniziali erano molto difficili, era un terreno incolto e abbandonato, pieno di scuerpi e pietre. E i primi di agosto del 1970 il sole ci spaccava la testa e noi spaccavamo le pietre.
La chiesa è stata inaugurata il 10 ottobre 1972. Ma prima dovevamo fare la strada per accedere. Nessuno dei terreni confinanti voleva fornirci il passaggio per mettere una strada d’accesso. Rischiavamo di dover rinunciare al terreno per questo motivo. Alla fine, dopo mille peripezie, e dopo aver messo in croce amici e conoscenti che avevano pale meccaniche, camion, materiali per l’edilizia, lavorando di notte con maestranze volontarie, riuscimmo a trovare una soluzione. Realizzammo la stradina di accesso e edificammo la chiesa, segnando la traccia di un nuovo orizzonte per la chiesa e per la città di Francavilla.

In che rapporti eravate con le altre chiese di Francavilla?
Non tutti ci guardavano di buon occhio. Siccome eravamo laici, secondo alcuni, non potevamo costruire una chiesa e gestire un luogo di culto. Però molte parrocchie hanno poi svolto a Betania delle giornate di spiritualità con le proprie comunità.
Perché avete scelto il nome Betania?
Quando facevamo le riunioni e i gruppi di preghiera, studiavamo la Bibbia e i Vangeli. Fummo colpiti e affascinati quando una sera, prima di partire per Assisi, sul Vangelo leggemmo che Gesù, passando per Betania, venne ospitato a casa di Lazzaro, Marta e Maria. Lazzaro era l’unico vero amico di Gesù, tant’è vero che Gesù ha pianto la prima volta a casa di Lazzaro, a Betania. Il luogo dove Gesù ha avuto la grazia del padre di far risorgere Lazzaro era Betania. E sempre Betania è il luogo dove Gesù è stato assunto in cielo. Il nome Betania si incise nel mio cuore e la porterò per sempre incisa nel mio cuore.

Com’è finita?
Dopo che pianti un seme non sai quello che succede sotto. È quello che abbiamo fatto noi, abbiamo seminato. E siamo stati forse dei bravi seminatori se poi abbiamo visto – non raccolto – molti frutti crescere in santa pace. È una bella storia però come tutte le belle storie nasconde anche molta amarezza perché avrei voluto che il gruppo avesse continuato il suo cammino anche fuori dall’esperienza di Betania. Perché Betania, oltre che di gente che prega, aveva bisogno di muscoli, per fare i lavori e gestire tutto lo spazio. Ho avuto dei seri problemi di salute e ci sono stati anche dei problemi con la proprietà del terreno che, dopo una serie di vicissitudini legali, è voluta ritornare in pieno possesso dell’area.
Abbiamo parlato di com’è iniziata e di com’è finita. Nel frattempo, in circa quaranta anni di vita, cosa succedeva a Betania?
Oltre alle giornate di spiritualità delle parrocchie, tante persone sono venute anche solo a curiosare, ma tante ne sono rimaste colpite. Molti mi dicevano: “Francesco, abbiamo avuto una sensazione strana stando a Betania, come se vivessimo fuori dal mondo”. Poi tutte le domeniche si celebrava la messa, tutti gli anni il 4 ottobre abbiamo cercato di festeggiare San Francesco, sono venuti vescovi, preti da Francavilla e da fuori.
Betania è stata quello che doveva essere. Un luogo di silenzio, di raccoglimento, di pace, di preghiera. Un luogo che potesse dare l’idea della presenza di Francesco d’Assisi.
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