Nell’ambito della rassegna Il Ribezzo incontra del Liceo scientifico Francesco Ribezzo di Francavilla Fontana, giovedì 24 marzo alle 18.00 nella Sala Mogavero di Castello Imperiali ci sarà la presentazione del libro In principio fu il male, scritto dal professore Davide Gatto e edito da Manni.
Dialogherà con l’autore il professore Gerardo Trisolino e all’incontro, patrocinato dall’Amministrazione comunale, interverranno anche il Sindaco Antonello Denuzzo e la professoressa Giuseppina Pagano.
“Personaggi borderline e storie di ordinaria follia affollano il secondo romanzo di Davide Gatto” ha scritto Gerardo Trisolino in una recensione pubblicata sul Quotidiano.
Un rione popolare milanese, tra la fine degli anni Settanta e primi anni Duemila, è teatro di vicende di ordinario degrado e cupi riflessi della Storia, dal terrorismo rosso all’esecuzione dei coniugi Ceausescu il giorno di Natale del 1989.
Nella coscienza lacerata di Lorena, una donna di mezza età tradita e abbandonata, la voce indistinta del quartiere rievoca episodi piccoli e grandi, che la sua mente eccitata trasforma nel materiale vivo di una riflessione sull’importanza cruciale del Male, senza il quale neppure il Bene potrebbe esistere.
“Non volevo un romanzo psicologico, – riferisce l’autore – e così ho immerso i capitoli più riflessivi in un flusso di capitoli più schiettamente narrativi che offrissero il materiale vivo della riflessione. Questi sembrano poi a tutti gli effetti dei racconti autonomi, non fosse per i personaggi che ricorrono dall’uno all’altro e per lo scenario che essi condividono, tra nebbia, marginalità e chiacchiericcio morboso su preti pedofili, bambine stuprate e uccise, drogati e spacciatori, finanche su operai fiancheggiatori delle BR all’interno delle Acciaierie Falck”.
Inoltre, continua Gatto, “Il libro nasce anche come proposta concreta di superamento dell’impasse di stile e di forma che a mio giudizio affligge la narrativa contemporanea, anacronisticamente centrata ancora sul narratore in prima persona e sulla paternità indiscutibile delle battute dialogiche dirette. Ma la scelta della prima persona narrante è davvero ancora adeguata ai tempi nostri, dopo tante radicali trasformazioni degli uomini e del mondo?
La sconfinata melassa comunicativa in cui siamo sprofondati ha infatti interrotto il collegamento tra l’Io che parla e il discorso che questi proferisce, mettendo in circolo parole, frasi, opinioni, persino conoscenze che non si sa più esattamente a quale autore ricondurre. Le storie che sentiamo raccontare sono di tutti e quindi di nessuno, da una parte, dall’altra raccontano un mondo paradossalmente fatto di sole parole che a stento e confusamente riusciamo a ricondurre al barlume di realtà che forse ancora resiste nel fondo dei nostri occhi. Nei capitoli narrativi ho quindi deciso di adottare per questi tempi nostri di discorsi senza padrone un narratore “neutro” che dietro lo schermo del “si dice” o “si diceva” restituisse intatto il turbinio delle versioni, delle varianti e delle interpretazioni diffuse, integrando nel flusso narrativo anche le poche residue battute dirette”.
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