Rifornivano di stupefacenti le piazze di alcuni comuni del tarantino. È quanto emerge da un’indagine dei carabinieri del comando provinciale di Taranto, culminata lunedì 27 marzo 2023 con l’arresto di 19 persone, di cui quattro francavillesi. Il sodalizio criminale avrebbe avuto come fine lo spaccio di stupefacenti nei comuni di Sava e Torricella
Si tratta di due fratelli francavillesi di 50 anni e 34 anni, un terzo fratello 40enne al momento irreperibile, e un quarto francavillese indagato a piede libero.
I fatti contestati si sono verificati fra la fine del 2019 e ottobre 2020.
Le accuse
Gli indagati sono destinatari di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del tribunale di Lecce, su richiesta della locale Direzione distrettuale antimafia che contesta, a vario titolo, i reati di associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, porto e detenzione illegale di armi comuni da sparo e ricettazione, nei comuni di Sava e Torricella.
A due fratelli in particolare sono contestati complessivamente sei capi di imputazione: insieme ad altri 12 indagati, sono accusati di aver fatto parte di un’associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti pluriaggravato.
Il ruolo dei francavillesi sarebbe stato quello di rifornire i presunti sodali di “ingenti quantitativi di diverse tipologie di sostanza stupefacente”.
I due devono poi rispondere di cinque presunti episodi di spaccio in cui, da quanto appurato dagli inquirenti, avrebbero ceduto diversi quantitativi di cocaina e marijuana a degli indagati residenti nel tarantino, per un valore complessivo di diverse migliaia di euro. In uno di questi episodi sarebbe coinvolto anche il terzo fratello che risponde di un unico capo di imputazione.
Agli interrogatori di garanzia, davanti al gip del tribunale di Lecce, mercoledì 29 marzo, i due francavillesi arrestati si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.
L’indagine
Secondo l’indagine, coordinata della Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce e condotta dal Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Taranto, la droga (cocaina e marijuana) sarebbe provenuta dal territorio di Francavilla Fontana, da “soggetti evidentemente ben inseriti nel settore dei narcotici” per terminare nelle piazze savesi, grazie ad un nutrito gruppo di pusher.
Si legge nell’ordinanza che uno degli indagati, “dopo un lungo periodo di detenzione, riacquistata la libertà, forte del suo carisma criminale, aveva sin da subito ripreso le redini delle attività criminose del suo territorio”, grazie al “suo elevato e riconosciuto spessore criminale” ed avrebbe iniziato ad “imporre le sue regole”.
In particolare, lo stesso avrebbe costretto altri gruppi criminali presenti sul territorio sud-orientale della provincia di Taranto al “fermo”, non permettendo agli stessi di poter gestire alcun traffico criminale, legato allo spaccio di droghe, se non sotto il suo diretto controllo.
Armi occultate nel cimitero
Il sodalizio avrebbe “riconvertito il cimitero di Sava nella base operativa logistica del gruppo, dove al sicuro da occhi indiscreti, sarebbero avvenuti gli incontri con i fornitori, con i pusher”. “In quel luogo, sarebbero avvenuti, poi, i conteggi dei proventi dell’attività di spaccio, la suddivisione degli utili e in alcune occasioni anche il taglio dello stupefacente”.
Due degli indagati avrebbero, addirittura, occultato armi illegalmente detenute, all’interno di un loculo vuoto, all’interno del quale sono stati rinvenuti 3 fucili, di cui uno a pompa, e vario munizionamento, anche per pistole, che da successivi accertamenti sono risultati rubati.
Come si desume dall’ordinanza, “uno degli aspetti più allarmanti, verificatisi nel corso delle indagini, è di sicuro la disponibilità di armi (pistole e fucili) da parte degli indagati, che avrebbero più volte anche portato in pubblico le stesse”.
È importante sottolineare che l’eventuale responsabilità degli indagati dovrà essere accertata con sentenza definitiva, valendo, fino ad allora, la presunzione di innocenza