Lingua Nostra: UÈCCHI | A cura del Preside Enzo Garganese

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Sottosopra, il Podcast di Paesituoi.News – Puntata 02

Sottosopra è il Podcast di Paesituoi.News: i fatti, i retroscena, il sopra e il sotto dalla città di Francavilla Fontana: questa è la seconda puntata del 27 gennaio 2023.

Gli occhi sono organi nobili, ma quando si ammalano non esitiamo a trattarli male, dal demoniaco uècchi russu, occhio arrossato dal vento o dal pianto, al plebeo uècchi pišciáti, occhi ammalati di congiuntivite.

Anche in senso figurato non è che gli occhi facciano una gran bella figura: lu uècchi ti pešci è l’occhio di pernice, il fastidioso durone sulle dita dei piedi; lu uècchi ti jaddína è l’occhio di gallina ed indica una quantità insignificante; ricordiamo il detto ti Santa Lucía lu ggiúrnu crešci quantu nnu uècchi ti jaddína – di Santa Lucia la luce del giorno cresce di una piccola quantità. Infine c’è il favoloso uècchi ti culu di Nniccu Furcedda, che indica l’ano: “ntr’a štu uècchi ti culu!” (N.F. II, 1054).

Gli occhi si riscattano, però, nelle locuzioni e nella fraseologia, dove mostrano, a seconda dei contesti, una pluralità di significati davvero notevole.

Štari uècchi uècchi vuol dire stare in guardia, essere molto concentrati e attenti: štáunu uècchi uècchi cu nno ssia rriáva l’attáni – erano molto guardinghi perché temevano che arrivasse il padre.

Fari uècchi vuol dire strizzare l’occhio, far segni con gli occhi: mi facía uècchi, ma iu no ccapía – mi faceva segno con gli occhi, ma io non capivo.

Farsi li uècchi ha almeno tre accezioni:

a) ricreare la vista con qualcosa di bello: passò nna fèmmana bedda fatta e nni facemmu li uècchi – passò una donna bellissima e ci ricreammo la vista

b) abituare la vista alla luce o al buio: allu scuru non ci vèsciu, fammu fa’ li uècchi – al buio non vedo, fammi abituare la vista

c) ingannarsi: ma si’ ppropria tu o mi šta ffannu li uècchi? – ma sei tu in persona o mi sto ingannando? Tine’ li uècchi šcíbbuli šcíbbuli significa avere la vista offuscata da puntini bianchi, per luce abbagliante o per malore.

Fari tanta ti uècchi significa spalancare gli occhi per meraviglia, per avidità, per minaccia o per altro: veddi li cosi ti oru e ffeci tanta ti uècchi – vide gli oggetti d’oro e strabuzzò gli occhi.

Assè’ li uècchi ti fori ha più o meno lo stesso valore semantico della locuzione precedente, cioè “tirare gli occhi fuori dalle orbite per stupore o desiderio”.

Mina’, aza’ nnu uècchi vale “sorvegliare”: aza nnu uècchi allu piccínnu – sorveglia il bambino; ma nell’uso pronominale significa anche “scambiarsi un’occhiata”: “vi mináti nnu uècchi scusu scusu” – “vi scambiate un’occhiata di nascosto”, dice Bilotta nei Quattr’ursi.

Mina’ li uècchi vale adocchiare, guardare con interesse o con desiderio: è mminátu li uècchi alla vagnòna, cce ha nti’? – guarda con interesse la ragazza, hai capito?

Apre’ li uècchi è il più generico stare attenti, non farsi prendere in giro.

Infine hanno valore avverbiale le locuzioni: a uècchi – a casaccio, a vanvera; a uècchi e ccroci – approssimativamente.

Bbeh, bbašta mo, ca mi šta šciocu… li uècchi.

Lingua Nostra è una rubrica a cura del Preside Enzo Garganese: leggi tutte le uscite.


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