In un comunicato stampa, il Consigliere comunale del Partito Democratico Antonio De Simone, portavoce del movimento politico giovanile Radici 021, dice la sua in merito alle ultime vicende di cronaca che hanno interessato la città di Francavilla Fontana, in particolare riguardo l’importante “giro” di droga che interessa la città.
Di seguito il comunicato.
“Per chi come me ha mosso i suoi primi passi nell’associazionismo, specie in quello dell’antimafia sociale, lo scorso consiglio comunale ha rappresentato una grande giornata di maturità circa il dibattito pubblico sulle droghe, che spesso è stato affrontato dalla politica con superficialità ed in maniera retorica.
Consiglio comunale che oltre a rappresentare una prova di maturità per la politica, ha rappresentato per me un sapersi mettere in discussione. Nel corso di questi anni sono stati tanti gli interventi, i momenti di sensibilizzazione promossi dentro e fuori le scuole, per capire i bisogni e le necessità dei più giovani. Momenti che, allora, hanno fallito e non sono bastati soprattutto quando ritrovi negli articoli di giornale, volti e nomi di ragazzi tuoi coetanei, con cui hai condiviso momenti della tua vita, in cui la sensazione che si prova è quella dello sconforto, di essere messo con le spalle al muro. Credo allora, che lo scorso consiglio comunale abbia rappresentato, non l’occasione per piangersi addosso, ma per rilanciare la nostra azione di Istituzioni di questa città.
Episodi che accadono perché c’è disgregazione sociale, perché c’è miseria, perché le istituzioni formative spesso non sono messe nelle condizioni di essere quel luogo di resistenza all’avanzata delle forze criminali, perché è troppo difficile qui avviare e tenere in piedi progetti culturali. Sul tema droghe spesso la politica si è dimostrata immatura adottando la logica del punire e non del governare i fenomeni.
Lo dico anche da giovane che vive la propria condizione giovanile in questa città.
Città in cui la politica deve smettere di commettere il continuo errore di criminalizzare i giovani, in un eterno conflitto generazionale. è un problema che deve essere sì affrontato con le giuste precauzioni e con il rispetto, ma che non è l’unica soluzione.
Ritengo lo scorso consiglio comunale molto importante, per intraprendere concretamente, insieme ai soggetti istituzionali ai quali sono attribuite responsabilità di governo locale dei fenomeni, una stagione di profonda riforma nelle politiche pubbliche in tema di droghe. Riforma della quale oggi sentiamo più che mai il bisogno, a fronte di una politica che mira sempre più a criminalizzare i comportamenti, soprattutto giovanili, come abbiamo visto con il decreto rave, che marginalizza sempre di più le persone fragili, che aumenta le fattispecie di reato e le pene, anche per reati minori, che torna a parlare di ‘tolleranza zero’ per quanto riguarda ogni consumo di sostanze.
La promozione dei diritti al benessere ed alla salute di ogni cittadino, tenuto conto di quanto l’uso di sostanze, oggi, sia diffuso e, in un certo senso, normalizzato, non si può declinare esclusivamente in termini di disagio, marginalità e dipendenza.
Non possiamo continuare, come ancora accade, a parlare di ‘droga’ come se tutte le sostanze fossero uguali, e di consumi in termini esclusivamente di dipendenza. Il primo errore da non commettere è confondere consumo e dipendenza, riducendo necessariamente a una dimensione patologica un comportamento liberamente e consapevolmente adottato da persone socialmente integrate.
È impossibile limitare efficacemente i rischi e prevenire l’abuso se si rifiuta in radice l’autodeterminazione di chi assume sostanze nei contesti di aggregazione, dei quali la movida o i rave della scena techno sono differenti manifestazioni. Di fondamentale importanza per il governo di questi fenomeni può essere l’azione coniugata tra Osservatorio e Assesorato alle politiche della notte sulla scorta di ciò che si sta sperimentando a Bologna e Napoli.
In questi anni abbiamo visto come la guerra alla droga ha fallito.
La conseguenza più eclatante delle politiche repressive è l’aumento esponenziale della popolazione carceraria.
Garantire i diritti sociali delle persone che usano sostanze, evitando ogni discriminazione basata sull’uso ,garantire la convivenza sociale, l’accessibilità e la vivibilità degli spazi urbani, i diritti di tutti alla qualità della vita, al benessere psicosociale significa creare una città inclusiva, accogliente, in cui nessuno è marginale o escluso, in cui i giovani, come i meno giovani, possano vivere spazi di socialità.
In cui i bisogni delle persone, anche di quelle che usano sostanze, trovino risposte corrette e adeguate. In questo senso, assume importanza fondamentale la nostra azione nei piani sociali di zona e nella contrattazione sociale territoriale.
Assume importanza il sistema integrato dei servizi, nella logica del servizio pubblico, in cui il privato sociale contribuisce con i propri saperi, le proprie competenze, fuori, da una logica competitiva, di interventi pensati solo in una logica emergenziale, che non garantiscono le persone che si rivolgono a quei servizi.
Allora sta a noi, Partito Democratico e centrosinistra tutto, il compito di costruire nuove politiche che non siano solamente repressive, ma che in maniera partecipata affrontino il tema droghe in ottica di prevenzione e informazione, sviluppando alternative sociali e lavorative affinché la legalità non diventi una parola astratta, ma una parola di vita”.