E così trova un epilogo la vicenda di Città Futura, la coalizione di liste civiche che nel 2018 stregò gli elettori francavillesi con una promessa di novità e cambiamento, pur nell’incertezza di ciò che sarebbe stato. Una storia breve, di appena cinque anni, protagonista una classe dirigente inedita di quarantenni che ha intercettato la voglia di cambiamento e la stanchezza per la politica politicante locale individuando nel Sindaco Antonello Denuzzo l’interprete di questa suggestione.
Dopo cinque anni di amministrazione comunale, quella promessa di rinnovamento francavillese è stata a volte mantenuta e, tuttavia, inevitabilmente consumata dall’attrito con la realtà dell’amministrare e dalle umane ambizioni dei personaggi in scena, fra caratteri discordanti, carrierismi legittimi e conseguenti ricerche spasmodiche di una casa politica nazionale: in un finale per alcuni inaspettato – ma di avvisaglie ce n’erano, eccome -, Città Futura si è rotta, frantumata, polverizzata e ciò che ne rimane oggi non può che essere altro.
Causa della deflagrazione, con l’addio della componente più a sinistra di Città Futura, è stata l’apertura a quel Partito Democratico di Maurizio Bruno che proprio nel 2018 le fu avversario e, in questi cinque anni, opposizione fra screzi personali e finanche carte bollate. Con una certa flessibilità, PD e coalizione Denuzzo si ritrovano oggi a dover condividere una campagna elettorale che parte al ribasso, in un cui toccherà loro dimostrare che questa fusione fredda sprigiona più energia politica (e voti) di quanta invece non ne ha persa agli occhi della città.
Nell’incertezza del momento, se si dovesse ragionare di una colonna sonora per questa nuova alleanza, mandata definitivamente in soffitta “Futura” di Lucio Dalla, ad apertura dei comizi potrebbe essere recuperato un Cocciante d’annata: “Se stiamo insieme ci sarà un perché” e davvero sarebbe interessante scoprirlo stasera, subito, immediatamente, a beneficio dell’opinione pubblica francavillese. Perché fra la coalizione di Denuzzo e il Partito Democratico i punti amministrativi in comune sono stati rarissimi ed è riduttivo ipotizzare che basti lo storytelling di un centro-sinistra-unito o di un ipotetico fronte progressista antidestra a rendere questo matrimonio comprensibile. Tanto più che lo scenario di un centro-sinistra-diviso è sotto gli occhi di tutti e racconta esattamente il contrario.
Più che le affinità, in questi anni sono state le divergenze fra PD e Città Futura ad aver trovato spazio in Consiglio comunale e più volentieri su Facebook. Giusto per cimentarsi in un elenco che non ha la pretesa di essere esaustivo, si potrebbero ricordare le diversità di opinione sull’area mercatale e la destinazione del Giardino delle delizie, la gestione del cimitero comunale, la realizzazione del celebre campo da golf, la scelta dell’area per la costruzione del nuovo Itis Fermi, la destinazione d’uso dell’ex Fiera, il bando di gestione del Palazzetto dello Sport, i celebri alberi di leccio intorno a Palazzo Imperiali, i celeberrimi paletti piantati lungo le vie del quartiere Peraro, la gestione dei rifiuti e – dulcis in fundo – la diversità di vedute sulla chiusura o meno di via Roma al traffico.
Di fronte a queste conclamate distanze di opinione basterà ai francavillesi sentirsi raccontare dai comunicati del new deal Bruno-Denuzzo che “i provvedimenti, adottati dall’attuale amministrazione comunale e avviati dalla passata giunta targata Bruno, presentano numerosi punti di contatto e hanno trovato il loro naturale sbocco nella continuità amministrativa che ha consentito, tra le altre cose, la realizzazione della rinnovata biblioteca comunale, la consegna dello stadio, l’apertura del palazzetto e la rigenerazione urbana del quartiere San Lorenzo”? Probabilmente un programma elettorale che spieghi l’evoluzione repentina di quelle distanze politiche potrà essere più efficace di comunicati farciti con un’improbabile cancel culture verso ciò che è stato ed è ben documentato.
E non è una curiosità di poco conto quella che ci sollecita l’italianissimo Cocciante: perché stanno insieme, PD e Denuzzo, sarà confortante per tutti i francavillesi saperlo prima del voto, soprattutto per avere certezza che all’indomani di una possibile riconferma di Denuzzo a Sindaco non ci si ritrovi in una sorta di Far West dove i temi e i progetti sopra elencati siano lasciati alla legge del maggiorente più forte e ben armato di consenso politico.
Intanto gli scontenti e dissidenti del matrimonio PD – Denuzzo hanno riorganizzato velocemente le fila dando vita alla coalizione “Città di tutti”. A rappresentarla sono cinque ex assessori della Giunta Denuzzo nelle tre liste di Libera Francavilla, Azione di Calenda e una lista nata intorno all’ex assessora Antonella Iurlaro: Passaro, Iurlaro, Martina, Tagliente e Magliola rivendicano già l’esperienza amministrativa in alternativa al Partito Democratico, ma dovranno spiegare alla città una candidatura a Sindaco, quella di Maria Passaro, facilmente esposta a critiche di personalismo e carrierismo, a partire dalle ragioni della rottura con Denuzzo, Attanasi e gli altri.
Qui il rischio è che sia l’ultimissima Elodie sanremese a fare da sottofondo: “Per me le cose sono due, lacrime mie o lacrime tue”, intendendo per tue le lacrime di Denuzzo e degli ex soci in Città Futura. Un sentimento di rivalsa che non lascia spazio a fraintendimenti sul tenore politico della prossima campagna elettorale: di sangue e di merda*, per dirla con un Rino Formica in fondo neppure tanto cinico.
In questo rimescolamento generale, appare surreale il comportamento del centrodestra francavillese, che invece di presentarsi come alternativa al dissidio politico che intanto sfianca gli avversari, si trova incagliato nei reciproci distinguo e veti incrociati come una sinistra storica qualunque. In apparente crisi di leadership, a due mesi dal voto non è ancora in grado di trovare la quadra su un candidato Sindaco unitario e, peggio ancora, sembra svilire i potenziali candidati interni cercandone scompostamente all’esterno. Un po’ alleati, un po’ fratelli-coltelli, forse solo un intervento dall’alto potrà sottrarre i protagonisti da questo stallo alla messicana. Il rischio? La spaccatura. E poi dovranno correre due volte più veloce per recuperare terreno: la campagna elettorale è già iniziata, chi si ferma ha già perduto.
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(*) Rimane famosa la dichiarazione dell’ex ministro socialista Rino Formica sull’attività politica: “la politica è sangue e merda”, poi articolata nell’affermazione: “la politica è per gli uomini il terreno di scontro più duro e più spietato. Si dice che su questo campo ha ragione chi vince, e sa allargare e consolidare il consenso, e che le ingiustizie fanno parte del grande capitolo dei rischi prevedibili e calcolabili”.