Abbiamo saltato la Pasqua e la pasquetta per essere catapultati nel vivo della settimana successiva. Che strano. Sembra lunedì ma è martedì. Abbiamo atteso per un anno la settimana della settimana santa con le sue caratteristiche uniche.
Diciamoci la verità, è impensabile partire per andare fuori in quei giorni, piuttosto abbiamo vissuto in funzione di uno stare dentro e nonostante una cappa emotiva dettata dalla valenza simbolica dei riti religiosi, all’indomani della Pasqua e della pasquetta, soprattutto, rimangono le immagini che sfumano in un ricordo che quasi non fa più male, non pesa come un macigno ma scivola e sfuma come fumo dalla brace di una sigaretta accesa.
I costumi eccentrici del giovedì, del venerdì, il lento incedere di un corteo, il rintocco delle campane nei mattini, le lunghe letture dalla Genesi, le candele accese negli antri delle chiese, i cestini variopinti agli altari dei sepolcri e i sepolcri stessi, solo al termine di questo evento ne cogliamo la sua fisionomia. Di certo porterà i suoi frutti.
Essere sottoposti a giornate feriali e di giubileo ci sottopone a delle scelte, oltre che a degli sforzi. Le scelte ci svelano chi siamo. Anche chi ha lavorato tutto il giorno di Pasqua e di pasquetta ha compiuto una scelta. La forza di queste giornate si riflette nel sole che è esploso appena all’indomani.
Passata la settimana santa il cielo s’è diradato e quella cappa di nome e di fatto tra morte in terra e in cielo con un calo a picco delle temperature s’è dissolta come allo scoccare della mezzanotte la carrozza di Cenerentola sarebbe tornata ad essere una zucca. Non oltre quel termine. E il ritorno alla normalità non è che il proseguimento di queste giornate appena trascorse.
Il Diario della Settimana Santa di Francavilla Fontana è a cura di Ritanna Attanasi.
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